Menato, innamorato della comare Betia arriva a Padova, dove lei si è trasferita col marito Ruzante, per tentare di convincerla a scappare con lui. Così suggerisce a Ruzante di mettere alla prova la fedeltà di Betia fingendosi un forestiero; Betia, caduta nel tranello, si riscatta convincendo Ruzante di averlo riconosciuto e di essere stata al gioco e, arrabbiata per la scarsa fiducia del marito, lo cornifica veramente col soldato bergamasco Tonin che, essendo stato stato derubato da Ruzante, antepone la restituzione di Betia a quella dei denari. È Menato che li sborsa pur di avere Betia. Egli, per allontanare di casa Ruzante , lo convince a fare una spedizione punitiva notturna contro Tonin ma lo abbandona per strada in preda al terrore per il buio. Menato, trovando Tonin a casa di Betia, lo bastona, poi fa lo stesso a Ruzante; infine, fingendo di giungere solo in quel momento, lo riporta a casa. Ma si capisce che Menato ormai ha preso il controllo della situazione.
La Moscheta, ovvero la commedia della bulrla, della beffa fatta in lingua fiorentino-moscheta, è senza dubbio una delle commedie più divertenti e conosciute di Angelo Beolco, detto il Ruzante.
Una pièce dalla trama semplice, resa corposa da un gustoso intreccio di stampo platino, e da improvvisi colpi di scena; impreziosito poi da quella genialità del Ruzante che colora le scene, mescolando da un lato comicità e ironia, e dall’altro spunti di saggezza popolare e situazioni socio-culturali del tempo.
E tuttavia chi si avvicina a “ La Moscheta” non può non rimanere affascinato dalla leggera malizia su cui è imperniata quest’opera.